domenica 14 giugno 2009

Antonio CANAL detto IL CANALETTO


La torre di Malghera, 1740-42 (dalla serie Vedute. Altre prese da i luoghi altre ideate da Antonio Canal…)
Acquaforte su rame mm 294 x 424
In basso a sinistra: A. Canal f..; al centro: La Torre di Malghera; a destra E 4 Stato III/III

Quest’acquaforte compare nella serie di incisioni, realizzate dal Canaletto tra il 1741 ed il 1744, dal titolo Vedute. Altre prese da i luoghi altre ideate da Antonio Canal e da esso intagliate poste in prospettiva illustrate umiliate All’Ill.mo Signor Giuseppe Smith Console di S.M. Britannica appresso la Ser.ma Repubblica di Venezia. In segno di stima e di ossequio, dedicata al collezionista inglese Joseph Smith, divenuto console britannico a Venezia nel 1744. Si tratta di vedute riprese dal vero - che ritraggono luoghi della città di Venezia, della laguna del Brenta, di Padova - e vedute fantastiche; sono state considerate dalla critica “non solo il più alto capolavoro dell’incisione settecentesca in Europa, ma forse il capolavoro di tutta l’opera del Canaletto”.
La Torre di Malghera riproduce una torre eretta nella laguna nel XV secolo, poi abbattuta nell’Ottocento. Costituisce un eloquente esempio delle grandi qualità tecniche possedute dall'Artista veneziano, che si traducono in una scenografica composizione che, pur guardando a Sebastiano Ricci ed al francese Jaques Callot, appare caratterizzata da un originale quanto efficace tratto nervoso e sicuro, da una gamma infinita di neri, di grigi variamente sfumati e di abbaglianti luminosità e trasparenze pittoriche assolutamente peculiari. Le file di linee brevi parallele e tremolanti che delineano il cielo, arrivano a distendersi diagonalmente sui Colli Euganei, di sfondo dietro la torre ed accanto alle vicine case basse, dai tipici comignoli che caratterizzano le vedute veneziane. Di questa incisione sono noti tre stati: il secondo si differenzia dal primo per uno scurimento dei segni; il terzo reca, in basso a destra, la sigla E4, aggiunta dai Remondini di Bassano, ultimi detentori noti della matrice.

Prof. Vincenzo SCOZZARELLA

venerdì 8 maggio 2009

Cosa è Valvisciolo Museo White Donazione Guidi?

Il Museo dell’Abbazia di Valvisciolo viene istituito nel 2003 ed è composto dalla Galleria Abate Stanislao White, suo nucleo centrale, dedicata al monaco irlandese Stanislao White (1839-1911) che, all’inizio del Novecento, tanto amò e si prodigò per il cenobio cistercense. Il suo patrimonio comprende anche i grandi dipinti seicenteschi su tela di Francesco Savonanzi e Tommaso Donini che decorano il presbiterio della chiesa, e quelli di Vincenzo Pasqualoni e di P. Pasquale Minoccheri (seconda meta XIX secolo), conservati nella Sala dedicata all’Abate Savastano. Sempre di pertinenza del Museo sono gli affreschi del Pomarancio (1589) presenti nella chiesa (presbiterio, coro e Cappella di San Lorenzo), e tra gli ambienti espostivi, la Sala capitolare del XIII secolo, destinata ad ospitare mostre di maestri storici.

Le opere esposte nella Galleria provengono nella quasi totalità dalla generosa donazione di 41 opere del collezionista di Latina, Guglielmo Guidi, per lo più incisioni e disegni del XVI - XIX secolo, che oltre ad aver impreziosito il patrimonio d’arte e cultura dell’Abbazia con un piccolo – ma prezioso - Gabinetto delle stampe e dei disegni, ha fatto sì che potesse prender vita una sede ideale di incontro per la promozione spirituale e la valorizzazione del locale Patrimonio artistico. La stampa d’arte originale è ben rappresentata con xilografie, bulini, acqueforti, acquetinte e litografie di alcuni dei suoi più grandi interpreti, come Albrecht Dürer, Rembrandt, Canaletto, Giovan Battista Piranesi, Francisco Goya, Honorè Daumier. Anche l’incisione “di traduzione” figura con alcuni dei suoi artisti “di punta”, quali il Conte di Caylus, Stefano Mulinari, e Willian Young Ottley che, tra XVII e XIX secolo, divulgarono presso studiosi ed appassionati, disegni e dipinti di Leonardo, Parmigianino, Van Dyck, Guercino, Tra i disegni originali si segnalano le sanguigne di Francesco Curti e Luca Giordano, la matita di Vincenzo Camuccini ed il carboncino di Narcise Diaz de la Pena .

Accanto a questo fondamentale nucleo compaiono alcune opere del fondo storico della stessa Abbazia, conservate per oltre un secolo nei locali dell’archivio, come la Deposizione del Pomarancio (1590 circa), la Vergine Immacolata di Raimondo Giarrè (1857), il ritratto a bulino di Papa Pio IX, di Giovanni Vitta, del 1842, unitamente a quello dell’abate White, realizzato da Aurelio Mariani nel 1902. Sempre dal fondo storico, infine, provengono le monete, medaglie, antifonari ed i manoscritti, in gran parte risalenti al XIX secolo, esposti nelle bacheche.


Vincenzo Scozzarella

Curatore della donazione Guidi

Direttore del Museo



Mostre tenute dal 2004:

2004: “Paesaggi, Vedute e Visioni da Corot a Peruzzi. Incisioni e dipinti

dalla collezione Guglielmo Guidi”. (luglio-agosto);

2005: “Ettore Ferrari. La Campagna romana e l’Agro pontino” (luglio).

2006: “Autografie da Ariosto a Donizetti da Pellico a Pio IX.

Da un catalogo edito a Parigi nel 1864” (agosto-settembre).

2007: “Duilio Cambellotti. L’uomo e la terra tra mito e sacralità. Opere dall’Archivio” (maggio-giugno);

2008: “Città, Terre e Castelli nelle antiche stampe. Vedute del territorio

pontino dal XV al XIX secolo” (dic. ‘08-gen. ‘09).